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tugurio della mia Gina,--e un'amica del di lei babbo, la dev'essere una festa davvero! Il signor Arturo,--Baccio tu lo conosci,--aggradi l'offerta. Ci incamminammo, aggrappandoci alla meglio per gli scogli irti di sterpi. Ma la via del ritorno par sempre buona. Almeno sembrava tale allora per me. Beppe parlava come un oratore che non sa, o meglio non vuol venire alla perorazione. Bevette un bicchier di vino offertogli da Baccio e, asciugatasi di nuovo quella fronte piena di passato e di avvenire, continuo ma con una inflessione di voce e con un atteggiamento che accennavano alla catastrofe: --Sissignori. E rividi, che non mi parea vero, la cima del _mio_ campanile, e poi i fumaioli dei vicini, e finalmente infilai il viottolo che mena alla mia casa. Per quanto fosse stata posta la strada fra le gambe, la notte ci aveva precorsi. A cinquanta passi dalla mia ortaglia chi mi vedo venir incontro? E mio padre, il mio padre ottuagenario, che non aveva fatto, a mia memoria, piu che non faccia di cammino un bimbo appena uscito di fascie. E mi dice, spalancando le braccia: --Se Dio vuole! Sei qui! Che spavento? E la tua Gina? --Che! risponde, la Gina? --Dov'e? --Se non lo sai tu!! --Ma come? --Non l'hai tu mandata a chiamare perche ti raggiungesse al _campo della Crocetta_? --Io? --Venne un ragazzotto a dirle che ti raggiungesse cola!... per una cosa d'urgenza... --Io vengo... vengo... da tutt'altro sito... non ho mandato nessuno...!... --Che birbonata e questa? sclamo il povero vecchio guardando in faccia a tutti quanti. --Una birbonata, urlai, e, senza aggiungere una sola parola, mi slanciai a tutta corsa verso il _campo della Crocetta_. Non mi ricordavo piu della strada; non so in quante siepi mi insanguinai le dita in quante pozzanghere mi ingolfai. Udivo da lontano i gemiti che uscivano dalla mia casa. Ma un gemito piu vicino, piu straziante, un gemito simile a quello di chi sta per morire, mi arresto di repente; come se avessi dato del capo in un muro. Oh! quel gemito!.... mi ricordava quelli della notte scorsa! Era lei, era Gina! La trovai, la rinvenni, non so come, nelle tenebre, tra gli sterpi, distesa per terra.... --Gina! --Lasciatemi morire! --Sono io, sono Beppe! il tuo Beppe! .......................................... Mi parve che udendo il mio nome, si addormentasse. La presi sulle spalle e lento lento, mentre il cuore e la testa non sapev
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