intendersene, aggiunse il segretario.
--Andiamo andiamo, date qua, che firmi, replico il Sindaco... egli non
ha che delle minchionerie...
--E una prepotenza, sclamo Leonardo.
--Come? badiamo ve' alle parole, grido il sindaco.
--Oh la verita innanzi a tutto, disse piu forte il coraggioso
consigliere; sono vecchio e non ho piu paura di nulla,--e vi dico
che sono prepotenze. Io so che il paese ha molte obbligazioni a Don
Luigi che ci ha sempre fatto del bene a tutti...
Mentre il sindaco parlava io avevo a stento frenato la voglia di
dargli sulla voce. La protesta di Leonardo aveva suscitato tutte le
mie simpatie,--Io avevo seguito le sue parole con tutto il cuore. A
questo punto non potei contenermi e gridai forte:
--Bravo, cosi va detto.
Figuratevi l'effetto di questa audacia inaudita.
Segui un cupo brontolio. Poi il sindaco si affaccio alla finestra. Era
livido di collera.
--Che intende dire lei? mi domando.
--Che Leonardo ha ragione, risposi ridendo.
Il sindaco mi die un'occhiata furiosa. Ma tacque. Il che dimostra che
nonostante la sua riputazione di brutalita egli sapeva all'uopo anche
essere prudente.
Si ritiro e l'adunanza si sciolse.
Il signor Bazzetta venne a riprendermi e mi chiese celiando per qual
ghiribizzo avevo voluto contraddire il sindaco. Egli non sembrava
malcontento della scenetta e mostro un ingenuo rammarico che non
avesse avuto altro seguito. Pero si compiacque di avvertirmi con quel
suo favorito fare misterioso di guardarmi dalla collera del signor De
Boni.
Visto che non riusciva per tal guisa al desiderato intento di
impaurirmi muto discorso e soggiunse:
--Vedete che Don Luigi fa male ad incaponirsi a quel modo: abbia torto
o ragione, la maggioranza non e per lui. Avete inteso, benedetto uomo,
una perla d'uomo, lo ammetto; sono il primo a riconoscerlo,--ma
caparbio, caparbio,--e per un uomo di chiesa non e conveniente.
Non mi sentivo in vena di discutere e non volevo d'altra parte sentir
maldicenze sul conto del mio ospite. Percio mi sbrigai del molesto
compagno senza troppe cerimonie e me ne tornai al Presbiterio dove,
per colpa della mia distrazione, il riso s'era fatto _lungo_.
Dacche egli entro in casa del curato, Aminta ed io divenimmo compagni
inseparabili. I nostri due caratteri erano l'antitesi l'uno
dell'altro: per questo andammo subito d'accordo. Egli trovava in me
quello slancio e quell'arditezza che e l'inarrivabile ideale di tutte
le indoli ecce
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