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e edifizi recassero impietrita la storia del lungo dissidio fra i loro abitatori. E la fantasmagoria acquistava man mano efficacia: altre figure venivano ad aggiungersi alle prime. In mezzo alle due case dominatrici un po' indietro la specola quadrata dello speziale come un curioso che coi debiti riguardi osserva due litiganti che stanno per venire alle prese. Una quarta casupola si levava sopra la linea media del villaggio; imboscata fra due noci giganti che le sorgevano ai due lati: dopo lunghi calcoli, conchiusi che fosse l'abituro di Beppe, smilzo, gramo. Era notte chiusa. Affrettai il passo; facevo d'indovinare le pietre meno aguzze per posarvi il piede, incespicavo sovente. Qualche volta cadevo; una volta percossi colla fronte una delle croci disposte lungo il sentiero a ricordo di una sciagura. Non so perche avevo quasi paura come quando ero bambino; involontariamente pensavo ai viottoli vivaci della mia Milano, ai crocchi gioviali dell'osteria del _Gallo_. Malgrado le difficolta camminavo lesto, vo a saltelloni, a sdruccioloni, e mi avvicinavo rapidamente a Sulzena. Sbuco sotto la casa del Sindaco; sento la sua voce aspra, collerica nel tinello che strapazza la fantesca. Tiro dritto, infilo la strada del villaggio. Una figura nera viene alla mia volta; poi si ferma e torna indietro. Io proseguo: lo sconosciuto mi precede un tiro di pietra; e ad un tratto sparisce non so dove. Poco piu in la passo innanzi alla casa della povera Gina. E la seconda volta che in una sola sera penso a lei. L'immagine di quella disgraziata mi s'affaccia al primo mio giungere in Sulzena ed ora, alla vigilia della partenza, non potevo allontanarla dalla mente. Avvicinandomi al presbiterio incontro Baccio che mi passa accanto frettoloso senza vedermi. Entrando nel cortiletto mi sgomenta un po' il trovarvi il cavallo del dottor De Emma. Fosse malato don Luigi? Mansueta si affretto a rassicurarmi. Il dottore e venuto da se per affari; da un'ora e chiuso col curato nello studio. Salgo ad aspettare la cena nella mia camera: la finestra verso strada e aperta. Nel villaggio e buio; un filo di luce che esce dal nostro portone taglia a mezzo la piazzetta del sagrato. Nel cortile scalpita la cavalcatura del signor de Emma: s'ode qualche belato fioco come venisse di sotterra. Il colloquio nello studio si prolunga. Un passo s'avvicina. E Baccio che torna. Don Luigi e il dottore gli vengono incontro a' pi
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