cchia e passavano delle ore in silenzio, oppure ella
narrava del teatro, gli raccontava le favole da lei eseguite. Una fra
l'altre aveva la preferenza. Quella del poema di Guarini, che era
stata la sorgente del suo primo successo a Venezia. Ella si godeva di
ripeterne le scene gentili: di fingersi Silvia e chiamare Aminta il
suo compagno.
La funesta fantasia la sedusse al punto che un giorno tirato fuori dal
suo baule il costume in cui aveva sostenuta la parte della ninfa--ella
lo teneva sempre come ricordo--lo reco alla Carbonaia prima dell'ora
del ritrovo, e indossatolo quando Luigi venne a sedersi sotto le
querele centenarie, ella sfilo in mezzo alle macchie, e gli si
presento in quella foggia, col gonnellino azzurro, i biondi capelli
intrecciati di rose bianche e coperti di un lungo velo sottilissimo,
bella, affascinante, smagliante di amore.
Al povero uomo parve una visione, egli cadde sbalordito, delirante ai
suoi piedi.
Da quel giorno essi non vissero piu su questa terra.
In casa non si incontravano quasi piu: Rosilde, per convenienza non
erasi mai seduta alla mensa del presbiterio. Ella evitava con cura di
lasciarsi trovare in giardino: temeva i confronti, voleva che la sua
gioia fosse fuori della vita, lontana dal reale, immensa, senza
limiti. E tal fu per due mesi, in cui il povero Luigi spesse volte si
senti venire meno dinanzi all'altare e visse come rapito in un
sogno. Egli non viveva piu veramente che alla Carbonaia, dove
dimenticava la vita, dove obblioso del suo cielo muto, impassibile
egli trova un paradiso di delizie ardenti.
La povera Rosilde fu la prima a risvegliarsi--e pur troppo tocco a me
il tristo ufficio di richiamarla alla triste realta.
Un giorno ch'io mi recavo al Fontanile la incontrai per istrada:
dapprima parve volesse cansarmi,--ma poi mi venne incontro ella stessa
e mi accompagno per un buon tratto. Le chiesi della sua salute con
premura.
--Benissimo, rispose, ma impallidi un poco.
L'esaminai attentamente, le feci qualche altra interrogazione.
Sembrava avesse a dirmi qualcosa e non ardisse.
Allora presi il suo polso fra le mie mani, la costrinsi con delle
violenze a levare la fronte, le fissai uno sguardo penetrante negli
occhi. Una febbriciuola le serpeggiava per le vene: le sue palpebre
avevano dei toni lividi.
Il mio sospetto si muto in certezza.
--Povera amica mia, sclamai con accento di dolore e di sorpresa.
Ella capi, divento smorta come fosse di cera
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