, vidi che l'acqua ne sgorgava
da una grossa fenditura della pietra, Proseguii, attraversai per lungo
il villaggio e sbucai sul sagrato; rividi il dolce pendio erboso, i
sedili scavati nel masso, e le quercie fronzute li ombreggiavano come
una volta. Ma la chiesetta aveva nascosto la sua venerabile facciata
bruna sotto un orribile e volgare intonaco di calce su cui i monelli
del paese tracciavano gia sgorbi inverecondi.
V'entrai: un ponte ingombrava mezza la navata; ritto sovr'esso un
imbianchino gettava colla sua scopa, delle grandi spalmate di gesso e
latte sui vecchi affreschi e cantava a mezza voce una canzonaccia
profana.
Ero capitato proprio in mal punto; pure non mi fu discaro di salutare
ancora una volta una mirabile barba di padre eterno che mi aveva
occupato moltissimo al tempo della mia prima visita. Quando fu
scomparsa entrai nel _Sancta sanctorum_ e di la girai intorno
all'altare e passai nella sacrestia.
Non c'era nessuno.
Mi affacciai alla porticina che dava nel cortile del presbiterio;
anche la c'era del nuovo: un grosso e tozzo pollaio ingombrava
l'angolo fra la stalla e la cucina. Invece di quell'aspetto armonico
di modestia, un non so che di gretta opulenza.
La porta del giardino stava spalancata, ma il giardino era
scomparso. I cavoli e le patate occupavano le aiuole; appena qualche
scarduffiato cespo di rose, mozzo dalla marra barbara dell'ortolano,
le foglie rose dai bruchi, intisichiva sul terreno ove la sua razza
aveva regnato.
Nel cortile passeggiava un prete leggendo il suo breviario: ravvisai
tosto Don Sebastiano; la sua faccia non aveva mutato gran fatto; era
diventato piu scuro, piu terreo. S'interrompeva per dar qualche
ordine: ed accorreva una giovane tarchiata montanara dalle braccia e
dal viso rossi come di terra cotta.
Avevo visto abbastanza e capito anche troppo.
Scappai di la e poi ridiscesi nel villaggio.
Passando innanzi alla farmacia vidi l'amico Bazzetta al suo banco. Il
desiderio di trovare almeno una delle vecchie conoscenze mi spinse da
lui.
Stento a riconoscermi.
Ma poi, appena fatti i convenevoli, appicco discorso come se ci
fossimo lasciati il giorno prima.
Gli chiesi:
--Quanto e che Don Luigi?...
--Cinque anni, e fu un gran danno per Sulzena: invece della
tolleranza, della carita di quel brav'uomo...
Non s'accorse dell'ironico sorriso che a quest'elogio postumo mi
contrasse le labbra.
--..... Abbiamo l'ultramontanismo spilorcio e fana
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