ompagnata dal rantolo cupo del
morente e dal lontano rambazzo dello Strona.
M'ero messo accanto alla finestra e guardavo giu nella valle,
contemplavo la sublime, schiacciante indifferenza della natura. Il
sentiero che avevo percorso poche ore prima allacciava il monte
dirimpetto come una cintura biancastra.
Mi vennero a mente le strane immagini che avevano preconizzato alla
mia fantasia il dramma terribile alla cui catastrofe in quel punto
assistevo.
L'agonia del signor De Boni fu piu lunga e piu travagliosa di quel che
il dottore avesse previsto. La vitalita tenace di quella tempra
eccezionale tento un ultimo sforzo disperato.
Verso la mezzanotte si dichiaro la riazione con una febbre
violenta. Il respiro si fe' piu forte e piu frequente; un tremito
convulso squasso le membra del moribondo.
Poco dopo comincio il delirio.
La ferita del collo e la tumidezza da essa prodotta rendeva quasi
inintelligibile quel ch'egli diceva.
Erano, per quel che ho potuto comprendere, bestemmie, imprecazioni, a
cui si mescolava di frequente il nome spregiativo di "chierica".
Senza dubbio voleva designare il curato. L'infelice minacciava il suo
avversario come se possedesse ancora tutte le forze della sua salute e
della sua influenza.
La crisi duro tutta la notte. In quel mezzo capito don Luigi.
Per lui le persecuzioni sofferte non erano un motivo sufficiente per
credersi dispensato dal prestare i suoi caritatevoli uffici verso un
suo parrocchiano.
Il sant'uomo entro nella camera senz'ombra di ostentazione,
dimessamente, col contegno di chi compie un doloroso dovere.
Il dottore non gli permise di accostarsi al letto.
Senza dar retta alle obbiezioni insipide dello speziale che annusava
con ingorda ansieta lo spettacolo di uno scandalo, gli fe' capire che
la sua visita non era opportuna.
Il sindaco continuava nei suoi farnetici.
Don Luigi pote intendere alcune delle sue parole: una crucciosa, una
sincera afflizione si dipinse sul suo volto. S'arrese alle rimostranze
del dottore ed usci piangendo.
Furono queste le sole lagrime che vidi intorno a quel letto.
Venne in vece sua don Sebastiano.
Amministro all'inferno l'estrema unzione, brontolando frettoloso fra i
denti le preghiere rituali.
Poi spoglio il rocchetto, la stola e chiese al dottore se sarebbe
stato possibile il confessare il moribondo.
Il signor De Emma disse che non poteva dir nulla con certezza: se
voleva aspettare, verso l'alba, la fe
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