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la sua immagine m'era apparsa e mi s'imprimeva nella mente e mi riempiva l'animo di una lugubre, di una penosa amarezza. Quel giorno cercai tutti i modi di distrarmi: e non potevano a tal uopo giovarmi i discorsi di Mansueta. Scrissi prima di sera un mucchio considerevole di lettere; scrissi a della gente che sicuramente non ha mai potuto indovinare il vero motivo di quel mio insolito zelo epistolare. Poi dopo cena fui felice d'aver qualcosa da ingannare la solitudine. Uscii per ispedire la mia corrispondenza. Aveva smesso di piovere, ma saliva dalla valle un alito denso, tepido di umidita. Una rossiccia aureola cingeva la punta accesa del mio sigaro. Il procaccio della posta era gia a letto, e per quanto picchiassi non venni a capo di svegliarlo. Stavo per tornare indietro quando la voce del signor Bazzetta si fe' sentire dall'uscio socchiuso della vicina farmacia. --Se avete lettere datele a me; le mie donne le consegneranno a Menico domattina prima che egli parta per Zugliano. Accettai ringraziando e cercai le lettere per consegnarle. Ma lo speziale sclamo: --Per bacco favorisca dentro, al caldo, oh diamine! E uscito fuori, mi prese il braccio e mi tiro nella bottega, anzi nel piccolo camerino dov'ero stato la prima volta. Mi fe' sedere e volle assolutamente che io assaggiassi ancora di quel tal suo vinettino. Usci e torno colle bottiglie e si diede a giocar di cavaturaccioli, prima che io avessi avuto tempo di aprir bocca sempre ripetendo ufficiosamente fra i denti: --Cospetto, cospetto, due ditini, due ditini. Verso, poi disse: --Gia voi non sapete cosa fare del mio vino e delle mie storie. Non risposi, egli continuo: --Eppure avrei creduto, doveste essere curioso di conoscere la storia di certi nostri amici. Suppongo ch'essi non v'avranno detto nulla. La storia dell'abatino e interessante..... --So, so... interruppi infastidito. --Che sapete? mi chiese con un sorriso d'incredulita, --Eh! sclamai, che grande secreto! --Dite quel che sapete; ho paura che occorrano delle rettifiche. --Diamine chi non sa che il signor De Boni e... --E che cosa? --Il padre... --.....putativo, aggiunse subito lo speziale col tono piu dolce della sua vocina insinuante. Fe una smorfia, ammicco cogli occhi e ripete sempre piu piano; --Putativo... pu... ta... ti... vo. Eh!! L'ultima esclamazione voleva dire:--vedete che questo speziale puo ancora insegnarvi qualcosa, signor p
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