vo in aria di rassegnazione.
Quella notte stentai a prender sonno: il racconto di Mansueta, quello
dello speziale, le confidenze di don Luigi mi giravano per il capo
come le aste di un arcolaio; pensavo a Rosilde, al dottor De Emma;
costui mi stizziva; mi pentivo di avergli accordata la mia
simpatia. Anzi d'essermela lasciata scroccare. Non era egli causa di
tutte le disgrazie dei miei amici?
Mi pareva evidente.
Sicuro era lui che aveva abusato della solitudine di Rosilde, della
dappocaggine del De Boni, della credula bonta di Don Luigi. Questo era
il peggio; compromettere un onest'uomo, esporlo a delle persecuzioni
tormentose, implacabili. In fin dei conti facesse la penitenza chi
aveva peccato!
Il suo contegno riguardo ad Aminta mi indignava! Perche ricusava egli
il suo appoggio al figlio di Rosilde? Per riguardo alla moglie? Magra
scusa quando altri, quando un innocente, per riparare al suo
abbandono, mettono a repentaglio tutta l'esistenza. Crudele egoismo!
La requisitoria era compiuta e la condanna non si faceva troppo
aspettare.
La mattina seguente accadde a Baccio cosa tanto straordinaria che
egli, per la prima volta in trenta anni di esercizio, si lascio
precedere nel suonare il mezzodi dal sacrestano di Sumasco, noto per
la sua negligenza. E c'e di peggio.
Egli piombo nello studio del curato tenendo in mano, per distrazione,
il _raggio_ d'oro delle grandi solennita.
Mansueta gli corse dietro, don Luigi si avanzo rapidamente ad
incontrarlo, ma entrambi dimenticarono tosto la stranezza del suo
contegno perche egli balbetto:
--Il sindaco la vuole in sacristia.
Incredibili parole che, per l'affanno, non pote ripetere.
Don Luigi era gia uscito per corrispondere alla richiesta del sindaco,
che il pover'uomo era ancora sbalordito ritto in mezzo alla camera,
Il signor Angelo non era certo venuto con delle buone intenzioni.
Il colloquio fu breve, non duro piu d'un quarto d'ora, che pero alla
nostra ansieta sembro interminabile.
Nessuno assiste. Il linguaggio del sindaco deve essere stato violento
al solito: uscito dalla sacristia, sul sagrato si volse indietro e
disse:
--Pensateci dunque: fra tre giorni o mi date quelle carte o
preparatevi a cio che vi ho detto.
Don Luigi, pallidissimo, rispose:
--Sara quel che Dio vorra.
Non capivo la minaccia del sindaco, e il curato non mi fe' quel giorno
alcuna confidenza.
Si ritiro nella sua camera e non ne usci per tutta la giornata.
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