nte che si puo talvolta frenare, non mai
sopprimere.
Sorpresi sotto l'epidermide della sua timidezza quel germe fatale di
malinconia da cui sbocciano le passioni violente.
E non gia ch'egli fosse corrotto: tutt'altro; non oso dire ch'egli
fosse innocente se innocente e sinonimo d'ignoranza;--ma era
certamente virtuoso. In altri termini egli lasciava il freno sul collo
alla immaginazione, ma stringeva con un morso di ferro le proprie
azioni. Era poi estremamente scrupoloso... A dieciotto anni egli
serbava fede alla corta morale insegnatagli da Mansueta, povera
sempliciona, indole tranquilla che era passata dall'infanzia alla
vecchiaia senza fermarsi un istante nella giovinezza.
Io lo condussi mano mano a raccontarmi tutte le sue battaglie, tutte
le discipline con cui da parecchi anni puntellava la sua continenza.
Destinato all'altare, egli sentiva l'obbligo d'esserne degno a
qualunque costo.--Non capiva che ci potesse essere dei sacerdoti
dissoluti. E non aveva mai pensato nello scabroso adempimento dei suoi
doveri a una cosa molto piu facile,--quella di emanciparsene.
Fui io a fargli intravedere questa possibilita.
La sua gioventu vi si abbranco subito tenacemente.
Mi ricordo di quando affrontai con lui il dilicato argomento
dell'amore. Tremava dalla commozione.
Per Aminta non esistevano donne,--ma bensi la donna, un essere
collettivo, universale come il sole.
Un sensualismo elevato a misticismo, per cui, negli anni della nostra
adolescenza, tutti siamo passati e da cui la conoscenza della vita
reale ci e venuto a levare.
Ma Aminta non s'era mai trovato vicino a donne.
Io lo avevo sorpreso colle confessioni di Rousseau, il piu pericoloso
ed il piu corrotto dei moralisti: ma era allora tutt'altro che sicuro
di cio che leggeva in quel libro.
Non poteva persuadersi che non fosse favola. E anche in questo sono
stato io il primo ad illuminarlo.
In breve dovetti accorgermi che invece di scandagliarlo l'avevo, come
direbbe una bacchettona, pervertito.
Un giorno feci la prova di dirgli;
--Quando si torna in seminario?
Aveste visto il suo sgomento! Come divento smorto! Si strinse al mio
braccio e mormoro:
--O Emilio, che cosa terribile rientrare in quel carcere!
Stetti qualche minuto ad osservarlo, poi gli dissi:
--Non vuoi andarci piu? vuoi che io ne parli a don Luigi?
Mi salto al collo e mi bacio con tanta effusione di riconoscenza che
mi commosse fino in fondo alle viscere.
--C
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