redi che consentira? mi domando rannuvolandosi di nuovo.
--Lo spero, risposi, per lasciare al buon curato intero il merito di
dargli la grande novella.
--Quando ne parlerai?
--Oggi stesso....
--No, oggi no: domani, ma che non ci sia io.
Promisi di contentarlo.
Ma quella stessa sera riferii al curato il tenore di quel nostro
colloquio.
Il buon prete mi strinse con effusione la mano e mi ringrazio cosi
vivamente del servizio resogli che a dir il vero ne arrossivo un
poco. Mi pareva disdicevole che il Signore ringraziasse Mefistofele
d'avergli sedotto il suo Fausto.
Ma come, ripensandoci poi, dovetti ammirare la profonda rettitudine,
l'alta carita di quell'animo superiore!
Era una mente troppo vasta per capire nello strettoio del fanatismo;
egli vedeva le cose dall'alto e da lontano. Per lui la fede e
l'abnegazione non era passiva obbedienza,--ma elezione volontaria: e
tale la voleva negli altri.
Aveva una frase sua per condannare le professioni forzate.
Diceva:--l'olio di mallo va tutto in fumo.
Egli aggiunse quella sera queste confidenti parole:
--Io ho scelto volentieri questo mio stato: era il solo che si
confacesse al mio carattere; l'ho abbracciato con trasporto come una
tavola di salvezza per il mio spirito saturo del mondo.... Eppure....
quanti errori non ho commessi!...
Era la seconda volta che mi parlava di se e sempre per accusarsi!
--Noi abbiamo forse evitato molte disgrazie, mi disse poi.
Noi si faceva questi discorsi passeggiando sotto il pergolato in
attesa della cena.
In uno dei tanti giri che facemmo, svoltando rapidamente levai a caso
lo sguardo ad un finestrello mezzo nascosto nel fogliame di un melo
tirato a spalliera: e mi parve di scorgervi una figura che si
ritraesse frettolosa nell'ombra.
Quel finestrello illuminava un corridoio che dalla sacrestia metteva
all'appartamento di don Sebastiano.
Mi venne il sospetto che il cupo vicecurato ci stesse ascoltando.
E lo dissi a don Luigi.
Si rabbuio un momento; poi, data una crollatina di spalle:
--Non monta, sclamo; in fin dei conti non facciamo nulla di male.
Cio era vero; ma i suoi sentimenti elevati, purissimi potevano
essergli imputati a colpa da animi piccini.
E, in ogni caso, egli si fidava troppo. Ci era la chi poteva dargli di
grandi molestie, come si vedra in seguito.
Don Luigi era tanto contento quella sera, che non si die pensiero di
questo piccolo incidente e continuo il discorso.
Mi s
|