ggio si rinfranco un poco; ma non tanto che
Baccio non s'accorgesse della sua tristezza.
E mi disse con sincera schiettezza:
--Vossignoria e andato a disturbare il curato; ha fatto male, ha fatto
male. Egli aveva bisogno di restar solo.
--Perche? domandai sorridendo a fior di labbra.
--Perche, quando nessuno l'inquieta, egli trova cola nella solitudine
il rimedio di tutti i suoi fastidi.
E mi conto i mirabili effetti di quel luogo sull'animo del curato,
ch'io sapevo gia dallo speziale.
--Ma cosa ci trova lassu?
--Dicono, rispose esitando il sacrestano e abbassando la voce, dicono
che venga un angelo a visitarlo.
--Un angelo, chi l'ha veduto?
--Saranno quasi vent'anni, un giorno tornando dalla Valsesia, scendevo
per il Mongrigio. Arrivato a un certo punto dove il sentiero sovrasta
al piano della Carbonaia guardo in giu e scorgo qualcosa di bianco fra
i castagni: era una figura di donna ravvolta in un velo lungo fino a
terra sotto al quale traspariva una veste azzurra. La visione passo
lentamente fra gli alberi e scomparve dietro il muro dei carbonai. Non
la vidi che un minuto, ma ne fui abbagliato. Splendeva piu del
cielo!,--andava cauta ma tanto leggiera che non pareva toccasse la
terra. Dopo il primo stupore calai giu, passai il ponte dello Strona
e, girando intorno alla collina, passai la strada di Sulzena. Allo
sbocco del sentiero della Carbonaia incontrai don Luigi. Allora aveva
dei dispiaceri ed era triste, afflitto piu di adesso. Ma quel di mi
sembro tutt'altro: mi passo vicino senza vedermi, incantato come uno
che viene dal paradiso.
Il paragone di Baccio non mi sembro punto strano: il suo racconto in
cui altri piu positivo di me non avrebbe visto che una fiaba
grossolana, mi interessava grandemente. Lo ascoltai come la piu seria
cosa del mondo. Egli era certo in buona fede. Eravamo in sacristia
dove don Luigi ci aveva lasciati soli per entrare in chiesa a parare
l'altare per la benedizione. Il sacrestano mi fece la sua confidenza
agitando il turibolo a ravvivarne le brace. Il barlume del crepuscolo
cadeva dall'alte e strette finestrello su certi visi pallidi di
madonne e di sante; il bisbiglio sommesso dei devoti che entravano in
chiesa, certi echi profondi, un acuto profumo d'incenso,--la maesta
del luogo disponevano l'animo al meraviglioso.
Un po' di prodigio cresceva attrattive alla misteriosa figura del
curato.
XII.
Durante la benedizione uscii a passeggiare sul sagrato
|