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roppo pesante? ebbene gettatelo dietro le spalle. Il mondo ha tante strade, sceglietene una, e tirate innanzi senza voltarvi indietro. Mi guardo stupito: nessun pensiero di ribellione aveva mai attraversato quel suo animo umile e mansueto. Si strinse a me rabbrividendo. Superbo di farla da Mentore o meglio da Mefistofele, io ripresi: --Il signor Angelo vi tratta come un cane; mostrategli che siete un uomo col respingere i suoi oltraggiosi beneficii; lasciate la sua casa, buttate il suo pane e fate da voi.--scommetto ch'egli non vi correra dietro a farvelo accettare per forza. --Guardate, dissi poi, accennando al libro di Rousseau che faceva sempre capolino dalla sua tasca, voi avete li un bell'esempio. Non vi fermate alle sue melanconie, ai suoi piagnistei: guardate al sodo della sua vita: tutte le volte che Gian Giacomo ha voluto cercare il successo, il successo gli e venuto incontro: colpa sua se sovente egli l'ha rinnegato per rinchiudersi daccapo nella chiocciola della sua pigrizia. Eravamo cosi arrivati a Sulzena. Fin la l'abatino aveva camminato al mio fianco dritto e spedito. Ma all'ultimo svolto del sentiero, quando apparvero le case del villaggio e piu eminente da una parte del paese, solitaria, piu vasta ma non piu appariscente dall'altre, quella del signor De Boni--non pote contenersi. Tolse il suo braccio di sotto al mio e fe' capire colla sua inquietudine che non voleva essere visto in mia compagnia. Non insistei e lasciai che prendesse un viottolo di traverso che girava dietro alle case. --Ci rivedremo, caro... come ti chiami? gli domandai. --Il sindaco mi fa chiamare Ignazio, per un suo fine di ironia, ma il mio nome e Aminta. --Curioso nome!... vuoi ch'io venga a prenderti qualche volta? --No, fu lesto a rispondere, verro io. E cosi ci separammo amici, di quella vecchia e durevole amicizia che a dieciott'anni si fa in un'ora. XIX. Quando rientrai cominciava ad imbrunire. Il curato stava seduto nell'orto, appoggiato al muricciolo, guardava verso la valle. Pensai ch'egli fosse assorto in gravi riflessioni; non ardii frastornarlo. Ma dopo qualche tempo si volse e mi vide. Pareva calmo; con un cenno del capo m'invito a venirgli d'accanto. Poi indicandomi le prime stelle che spuntavano in fondo al firmamento,--come continuasse un discorso cominciato disse: --Credo che quei raggi sieno un linguaggio; altrettante voci di un colloquio immenso attraverso l'infinito, seg
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