o a dieci anni io rimasi colla zia Mansueta al
presbiterio. Cosi vi fossi rimasto sempre. Dacche ne sono uscito io
non so immaginarmi paradiso diverso dalla mia felicita in quegli
anni beati della mia infanzia, tanto dissimili da quelli che li
seguirono. Quando lessi nel Klopstock i lamenti di Abbadona,
l'angelo esiliato dal cielo, piansi colle sue parole la mia
sciagura, e mi trovai piu disgraziato di lui perche io sono punito
di colpa... che non ho commesso. Il curato mi voleva tanto
bene... poi parve sempre amoroso, rispettabile... l'opposto di
quell'altro.....
--Perche dunque vi ha abbandonato nelle mani di uno che non ha nessun
affetto per voi?...
--Oh non e stato lui, ne sono sicuro... quel giorno che io lasciai la
mia queta stanzuccia del Presbiterio, egli mi prese in disparte mi
abbraccio stretto e piangendo mi disse:--Povera creatura, mi ti
vogliono levare e mi strappano il cuore, io ti terrei tanto
volentieri.--Poi si fe' promettere ch'io sarei venuto spesso a
trovarlo e che in ogni mio bisogno avrei ricorso a lui. E diffatti
tutte le volte che ha potuto in qualche modo aiutarmi egli l'ha
fatto ed io gli devo tutte le poche gioie che m'ebbi in questi otto
anni di purgatorio.
--Ma colui la, il sindaco, vi reclamava forse?
--Non so... se l'ha fatto non e stato certo per tenerezza... e, ne son
sicuro, nemmanco di sua volonta. Ricordo perfettamente tutte le
circostanze che precedettero e accompagnarono la mia disgrazia: c'e
di mezzo un mistero che non ho mai potuto penetrare. Otto anni sono,
in aprile, il Vescovo venne a Sulzena ad impartir la cresima e si
intrattenne due giorni al Presbiterio. Lo accompagnava un canonico,
parente del signor Bazzetta; ando ad alloggiare da costui e la sera
stessa dell'arrivo lo condusse qui a parlare con Monsignore. Veggo
ancora lo speziale vestito in abito di cerimonia farsi strada in
mezzo alla gente che ingombrava la soglia ed entrare tutto superbo
del singolare favore. Non so perche ho sempre sospettato che quel
ciarlone sia l'autore dei miei mali. Il mattino seguente di buon'ora
fui svegliato da un discorso animato che si teneva sotto il mio
bugigattolo, nella stanza del Vescovo, quella stessa che adesso voi
occupate. Monsignore faceva ad intervalli non so quali domande,
brevi, come quelle di un confessore o di un esaminatore; il curato
rispondeva sommesso,--non sentivo che il mormorio confuso delle sue
parole,--seguivano delle lunghe pause. Ad un tratto il curato
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