istorini, le pentoline,
le casseruole, le caldaie, i filtri, i setacci, le ventole e tutti gli
altri utensili che abbellivano il porticato e la farmacia
dell'onorevole mio collaboratore Bazzetta perdevano a poco a poco le
scintille del sole che declinava.
--A rivederci stasera, mi disse Bazzetta, stringendomi la mano
energicamente, molto energicamente. Sono le sei, vo' a pranzo da
quella bestia di Sindaco, del quale vi diro poi... ma... zitto.
Ed usci frettoloso, lasciandomi solo nella sua simpatica botteguccia.
--Eccolo; e lui!
--Parlagli, il papa e uscito.
--Non ho coraggio...
--Vuoi che parli io?
--Sei matta? Tocca a me!
--E se ti tocca, parla.
Queste parole "di color oscuro" erano sussurrate dietro un piccolo
uscio che metteva al porticato.
Le interlocutrici--me ne accorsi alle fisonomie intravedute dalle
fessure--erano la moglie e la figliuola di Bazzetta.
La conversazione continuo cosi:
--Mamma, il babbo gli ha detto tutto.
--Grulla!
--E che!
--Fatti avanti.
--Tocca a te che sei la mamma.
--A te che sei piu franca...
E mi comparvero davanti due cose femminili.
Vi dipingo a larghe pennellate la moglie del farmacista.
Era lunga, lunga, lunga; aveva gli occhi nella nuca e le ciocche dei
capelli a un centimetro piu innanzi della punta del naso! E che punta
e che naso! Lunga, lunga e scialba del colore dei ceri da funerale; le
mancavano due lettere dell'alfabeto, l'erre e l'esse; sputava
formidabilmente ad ogni monosillabo.
Era guercia.
Quanto ad Ermenegilda (che nome!) la figliuola di Bazzetta era un coso
femminile di rarissima specie.
Alquanto meno lunga della madre, sembrava piu piccola che non fosse
perche era grassa e paffuta come un dindo nutrito da una brava massaia
per onorare il Natale. Aveva la pelle tesa, come quella di un tamburo,
sicche, malgrado tanta lussuria di muscoli e di polpe, pareva fosse
stata fatta con economia. I suoi grandi occhioni bovini avean l'aria
di voler saltar fuori a ballonzolare sul pavimento; e certo, senza
quella tensione di epidermide che appariva ancor piu evidentemente
nelle palpebre, ti sarebbero schizzati in faccia.
I due cosi mi vennero incontro, la mamma lunga davanti, la ragazza
grossa di dietro, inchinandosi goffamente e atteggiando la bocca a un
sorriso tra la compiacenza e la fatuita.
--Se non erro, diss'io, prendendo il cappello onde potermela svignare,
al piu presto, ho l'onore di conoscere la signora del mio
|