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re. Il terribile uomo comparve sotto la vite, dirigendosi al sentiero ove stavo io coll'abatino. Al vederlo, quest'ultimo parve voler sprofondare sotto la terra. --Animale! gli grido il sindaco, venendogli incontro; che fai qui a discorrere colle persone che non conosci! Dio ti maledica, cretino da galera; avanti, a casa, o buschi il resto di quelle che ti ho date ieri; avanti, a casa, a lavorare! E, afferratolo pel collare, lo sollevo dal suolo, e lo pianto a due passi di distanza. E l'infelice, col capo nelle mani, lo precedette, ed usci dalla porticina tutta inghirlandata di glicine e di verbene. X. Mi decidevo a seguire la miserevole coppia, pronto a mettermi in mezzo se le percosse dell'aguzzino si fossero ripetute, quando un improvviso trambusto nel presbiterio mi fece tornare sui miei passi. Era come se molte persone andassero e venissero parlando tutti in una volta a voce concitata e sommessa. Giunsi col cuor stretto alla porta della cucina, e vidi il farmacista che, curvo sui fornelli, soffiava nel fuoco, disfacendo nel tempo stesso un cartoccio. --Che cosa succede? gli chiesi. --E venuto male a Don Luigi, rispose tra un soffio e l'altro. --Seriamente? --Peuh! Cosi, cosi..., i suoi soliti disturbi, ma con forza maggiore. E, svolto del tutto il cartoccio, verso una polvere bianca in un colino. Io volai nel salotto. C'erano tutti i commensali meno don Sebastiano, il vice-curato, il quale notai allora con sorpresa, era sfumato via quetamente, come fosse un ombra impassibile alle cose di questo mondo. Tutti facevano capannello in un angolo, daccanto alla finestra per cui io avea spiato un momento prima; ma al mio giungere don Gaudenzio se ne stacco, ed io potei inoltrarmi fino al seggiolone ove avean posto a sedere il povero curato. Egli era estremamente pallido e respirava affannosamente, comprimendosi il cuore colla mano destra, stringendo colla sinistra, tutta convulsa, quella dell'organista che gli teneva un fazzoletto inzuppato sulla fronte, e cacciava fuori dalla cravatta il mento aguzzo ad una distanza alla quale, fino a quel giorno, non era probabilmente mai giunto. Baccio, col viso stravolto parlava a bassa voce con Don Prosdocimo, i cui lineamenti severi si erano rabboniti di molto, la Mansueta guardava in cielo e non pareva accorgersi delle lagrime grosse e rare che le gocciavano sulle guancie. Il curato mi sorrise, e parve, al movimento delle labbra, che
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