l padre di Angelo era l'opposto del
fratello. V'erano due ore soltanto sulle ventiquattro in cui egli si
ricordasse di avere una famiglia e una casa: al mezzogiorno, vale a
dire all'ora del desinare, e a mezzanotte, vale a dire all'ora del
coricarsi. Il resto della giornata lo passava girando da un pascolo
all'altro, da questo a quel bosco, calzato di due enormi stivali, che
in paese erano proverbiali, e armato di un alto e grosso bastone le
cui solide proprieta non erano ignote a nessuno dei suoi pastori e dei
suoi coloni, compresi i vecchi, le donne, e i fanciulli. Alla sera,
giocava a _tresette_ all'osteria, trincando come un bufalo,
bestemmiando come un vetturale, pallido se vinceva, scarlatto se la
fortuna gli voltava le spalle, arcigno, beffardo, arrabbiato
sempre. Sua moglie era una donna piccina e grassotta, di un biondo
cinereo, con una pelle la cui floscidita appariva piu che mai nelle
palpebre, le quali non potevano star sollevate un minuto secondo,
talche chi non la conosceva poteva credere ch'ella fosse cieca o
avesse il dono di camminare ad occhi chiusi.
Del resto, essere passivo e inconcludente, errava per la casa, dal
solaio alla cantina, accusando flemmaticamente e inappuntabilmente ad
ogni bisogno, colla regolarita di un pendolo, come un sonnambulo, come
un automa. Non si capiva come quella _cosa_ avesse potuto procreare
due volte. Giacche il signor Angelo aveva avuto un fratello. E vero
che costui--vivo, pochi lo avevano veduto, morto, nessuno ne osava
parlare... almeno in publico. Era il secondo genito e pare che la sua
venuta al mondo non avesse gran fatto garbato all'autore dei suoi
giorni. Le dicerie andavano piu in la: si mormorava che l'infelice
avesse dovuto accorgersi allo sbaglio fatto nascendo, appena uscito di
fascie. Fu il cane della casa; cane a tal punto che un bel giorno,
(l'infelice contava allora quattr'anni) un calcio paterno nel ventre
lo aveva messo a filo di vita. D'allor in poi la rachitide si
impadroni di quel diseredato che vedevate, origliando alle fessure
delle finestre, strascinarsi, smorto e coll'asma, dietro le gonne
della madre affaccendata e noncurante, finche andava a ricoverar le
visioni e la tosse in qualche angolo della casa, dove le mosche
fossero meno numerose e accanite nel tormentarlo. Due anni dopo quel
calcio, la portaccia De Boni si aperse, un piccolo feretro ne usci, e
tutto fu detto. Le due cuginette di Angelo erano cio che in campagna
chiamano due _leggie
|