l fatto di cosi gravi affari: nessuno forse, dopo il
curato ed il sindaco, li conosceva a fondo come lui: responsabilita
quindi maggiore, obbligo piu formale di rinchiudersi nel
silenzio. Queste mezze rivelazioni, queste reticenze non facevano
naturalmente che accrescere a dismisura la mia curiosita. Misi a
contribuzione tutta la mia eloquenza, e pregai e insistetti tanto che,
quando Dio pur volle, non senza l'aiuto del vino ripetutamente
versato, il dabbene speziale, si decise a snocciolarmi tutta una
storia.
--La Mansueta, disse, quasi per scusar se stesso, l'ho mandata a
dormire, che guai dubitasse soltanto che mi permetto di narrarvi le
disgrazie che sentirete, e di cui e, poveretta, la causa senza
volerlo. Se narro a voi, proprio perche siete voi, e perche penso
che, alla fin delle fini, fra pochi giorni sarete lontano le cento
miglia, e della mia storia non vi ricorderete piu nemmeno il
principio. Accendo la pipa, scusatemi, e poi mi starete a sentire.
Cio che udii quella sera, nel silenzio opaco e tristo di quella
cucina, vorrei potere e saper ripetere colla rozza ed efficace
semplicita con cui narrava il dabbene speziale; ma dovrei accennare le
interruzioni, citare le osservazioni, ch'egli vi intercalava, senza di
che l'effetto sarebbe mancato e il racconto non farebbe che diventar
piu prolisso. Preferisco quindi riassumere alla meglio e raccontarvi
con parole mie:
IL ROMANZO DEL SINDACO
Si chiamava Angelo De Boni. La sua famiglia, oriunda di Zugliano, il
capo-luogo del circondario, era un tempo fra le piu agiate di quelle
valli. Possedeva i pascoli migliori, le_ baite_ le meglio costrutte, e
il belato e le campanelle delle sue mandrie si sentivano a molte e
molte leghe all'ingiro. Le donne De Boni erano citate per le loro
gonne di seta e cotone, lusso che non si permettevano se non la moglie
dell'Intendente e la sorella dell'Esattore. Quelle gonne invidiate
avean valso anzi a far correre pel paese certe voci poco benevoli
sulla rettitudine dei costumi di casa De Boni.
Questa si componeva di due famiglie riunite in una sotto il governo di
due fratelli, il padre e lo zio di Angelo. Quest'ultimo, uomo dato in
corpo ed anima alla religione, rimasto vedovo in giovane eta con due
ragazze e senza erede maschio, natura bisbetica e malinconica, teneva
i conti, regolava le spese, e viveva in casa (una grande casaccia
umida e burbera la cui porta maestra era sempre chiusa) come una
lumaca nel guscio. I
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