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tacolo che mi distrae: ho dormito a meraviglia, ho visto dei soggetti di pittura magnifici, tutto mi sorride e mi piace, sono vostro in corpo ed anima, e vi avverto, don Luigi, che il giorno di lasciar questa casa non e molto vicino. --E se occorresse barricarla, per allontanarlo di piu, son io quello che la muterei in fortezza, sclamo il curato, a cui il lettore s'accorgera che io non avevo detta tutta intiera la verita. I miei occhi non potevano togliersi da una macchia di castagni sovrastante al giardino, sotto la quale, da cinque minuti, era venuto a sedersi il terribile sindaco, armato di un grosso volume nero nero, e seguito da un figuro che la lontananza non mi permetteva di ben definire. Nella posa di quei due uomini raggomitolati sotto quelle fronde, v'era un non so che di truce, di misterioso, che mi sgomentava. La testa del sindaco, china sul libro, seguiva affannosamente la mano dell'altro che pareva leggesse; e di tanto in tanto si alzava verso il presbiterio, ed erano allora due pugni chiusi che si appuntavano nella stessa direzione. Per quanto mi fosse doloroso il togliere don Luigi alla sua calma allegria, non potei resistere al bisogno, che mi pareva dovere, di additargli quello strano gruppo, pur tacendo delle cose udite in cantoria. --Don Luigi, gli dissi, studiano molto le vostre pecorelle. Guardate lassu quelle due: si direbbero studenti di Universita alla vigilia degli esami. Il povero vecchio alzo gli occhi, guardo, ravviso, e un tremito gli corse sulle labbra, e un pallore, non so se di collera o di paura, gli coperse la faccia. Balbetto, per rispondermi, poche parole ch'io non compresi, e si alzo. --Entriamo in casa; oggi conoscerete tutti i notabili del villaggio. E mi precedette passandosi a piu riprese la mano sulla fronte. Io mi sentiva l'anima oppressa. IX. Giunti alla sala da pranzo, trovammo la tavola imbandita. Il curato mi fe' sedere alla sua destra; uno dei due preti che avevo intraveduto alla messa fu invitato a porsi dall'altra parte, e gli altri presero posto come vollero. Eravamo otto commensali. Il farmacista fu l'ultimo a venirsi a sedere al mio fianco; e ancora, fra un boccone e l'altro, scappava via a dare una occhiatinina (egli aveva il gusto dei diminutivi) ai fornelli. A volte, era egli stesso che compariva dalla cucina con un piatto fumante che poneva davanti al secondo prete, il quale stava a capo della tavola dirimpetto al curato. In tal
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