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endo. Il burro che bilbiva nella scodella accompagnava col suo capriccioso scoppiettio gli _ora pro ea_, gli _ave_ e gli _amen_ che di tanto in tanto sfuggivano alla preghiera mentale della vecchierella. Tutto era silenzio nel resto. Io guardava il tizzone ardente da cui spiccavansi le faville come anime liberate dalla materia, e pensavo a quella della povera montanara che in quel momento faceva forse lo stesso. D'improvviso uno squillo, forte e nitido, cadde dall'alto, e rimbombo nell'aria tragicamente. --Che e questo? --E Baccio che suona l'agonia per la Gina. E abbandonati i fornelli, e accostatasi ad una scranna, la povera creatura cadde ginocchioni. O memoria della mia giovinezza!.... Contemplai per un istante quella testa grigia, e involontariamente piegai un ginocchio al suo fianco. Fu in questa posizione che trovommi in casa sua il curato di Sulzena. V. Mi rivolsi al suono dei suoi passi, mi rizzai, e gli mossi incontro. Egli si fermo, mi stese ambe le mani, e, prima ch'io trovassi una parola, mi disse: --Quanto vi sono grato di non aver proseguito il vostro viaggio. Oh! non l'avrei perdonata a Baccio, se vi avesse lasciato partire. E data un'occhiata intorno per la cucina, si rivolse a Mansueta, che si era pur alzata al suo arrivo e che lo stava contemplando come una imagine santa. I rintocchi dell'agonia continuavano. --Sei colta all'improvviso, non e vero, poveretta? Hai detto a questo signore l'abbondanza dei nostri paesi? --Oh! e un signore alla buona. Ed ecco le ova che ha desiderato; fresche come l'acqua del pozzo. --Una cena simile! disse il curato; e abbassando la voce, soggiunse tristamente: --E accompagnata da musica siffatta. Mi introdusse dipoi nel tinello dove la vecchia fante non tardo a depormi innanzi, sopra un tovagliolo bianchissimo, le ova ed il pane accanto a una bottiglia di vino. Il curato, cui non avevo ancora avuto modo di rivolgere il mio discorso tranne che a monosillabi, mi sedette vicino e, pur ripetendomi le sue scuse per la grettezza della cena, mi guardava con quell'occhio interrogativo, sebbene meno adamitico, che aveva veduto, al primo entrare, sotto la cuffia di Mansueta. Il curato poteva contare sessantacinque ai settanta anni; ma la tarda eta appariva in lui piu che dalle rughe del viso, ch'era ancor fresco e rubizzo, da una cert'aria di stanchezza grave, direi quasi solenne, che circondava tutta la sua persona. Avea la fronte al
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