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tto e triste lo nascondono. Pensate la vita di un uomo che e solo da quarant'anni!... senza un'anima con cui ricambiare un'idea!... le scene della natura, voi dite; le amo anch'io, le ammiro, le adoro, sono le mie confidenti, la mia societa... ma sono mute, non mi rispondono; e si ha bisogno di chi risponda quando si interroga, quando si pensa, quando si soffre. Alzai la faccia: quella del curato si era fatta piu pallida e pareva che un velo gli fosse sceso sugli occhi. Incontrando il mio sguardo si ricompose, e muto tono alla voce, forse pentito di quelle parole che implicavano quasi una confidenza a un uomo conosciuto da pochi minuti. --Pochissimi viaggiatori, pochissimi; e viaggiatori della vostra condizione ancor meno. Di solito e qualche mulattiere ritardato dalle intemperie che viene a chiedermi un posto per se e per le sue mule; e' mi da le notizie delle borgate ove ha corse le fiere e udito parlar di politica all'albergo o ai caffe. Oppure son compagnie di tagliapietre che vanno a esercitare il loro acerbo mestiere sulle cime; povera gente onesta che di solito ha girato molto il mondo, e avuto avventure. Ecco i miei ospiti. Capirete come io sia riconoscente a voi... --Signor curato, lo interuppi, io si che debbo essere riconoscente a Baccio ed alla mia buona stella di avermi condotto in questa casa. Ah! la gioventu e la poesia non sono per me tutto riso e splendore; perche sono giovine ed artista, sono pieno di dubbi e di sconforti, e perche sono, o meglio sento che saro un giorno poeta, l'anima mia assorbe gia, insieme colle bellezze, tutti i lamenti e tutti i terrori della natura. Salendo al villaggio, signor curato, mi sentivo triste come un moribondo; pensavo a mia madre, stranamente. Avevo anch'io bisogno di trovar chi mi rispondesse, chi mi capisse!... bevo questo bicchiere alla salute di Baccio, di quel bravo uomo che mi ha condotto davanti a un'anima buona e bella come la vostra! Prendendo il bicchiere speravo vincere o almeno sviare l'emozione che sentivo salirmi dal cuore alla faccia. Fu invano: io stavo sotto un fascino: l'amicizia che doveva legare dappoi il giovine pittore al vecchio curato aveva gia stese le ali sulle nostre teste. Alle mie parole egli si era alzato, e, con un gesto che avea del fratello insieme e del padre, mi prese le mani, mormorando: --Dio vi benedica! In questo, Mansueta entro con una candela accesa e mi disse: --Quando desidera, il letto e pronto. Pers
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