bianchi, viola,
amaranto, si mescevano in pazza allegria colle infinite gradazioni del
verde dei legumi; peri e pruni contorcevano i loro tronchi nodosi,
avvolti completamente, come da un abito di festa, nei fiorellini color
rosa e color pavonazzo del rhododendron e della glicina. Non saprei se
fossero cresciuti per colmar panieri o per comporre ghirlande. Ma quel
che dava l'intonazione a quel quadro di tutte le tinte eran le
rose. Avresti detto che quella notte ne fosse venuta una nevicata: ce
n'erano dappertutto, in alto, in basso, sulle pareti, in mezzo alle
viti, sui tetti, per terra. Il dolce fiore di Venere non crebbe mai
con tanta dovizia intorno ai templi di Lesbo. L'emblema della
virginita, le rose bianche, nascondevano intieramente il fianco del
presbiterio, non lasciando scoperto che quel tanto che era necessario
per dar spazio alle imposte delle finestre: la mia ne era tutta
incorniciata. La rosa delle quattro stagioni dominava dispoticamente,
nelle siepi, la turba passeggiera dei tulipani, dei garofani e delle
anemomi; le rosette dalle cento foglie, simbolo delle grazie,
gremivano il chiosco posto a capo del viale piu grande, e si
cacciavano a destra e a sinistra sul muricciuolo di cinta,
occhieggiando.
Era evidente che il curato amava i suoi fiori platonicamente; tranne
forse per le funzioni solenni della chiesa, li lasciava crescere e
morire sullo stelo. Infatti un tappeto di foglie tremolanti copriva i
viali: tutti quei fiori pagavano il tributo della umana fragilita non
all'uomo, ma alla natura e le loro salme, scomposte e sparpagliate
dall'aria, volavano intorno in vortici odorosi, a somiglianza di
farfalle: non avevo quasi aperta la finestra, che il pavimento della
camera ed il letto ne erano coperti.
Di la dal muro di cinta si protendeva la campagna, in pendio; pochi
metri coltivati a frumento, esile e sparuto come un povero esiliato
dal suo clima; e, interotte qua e la dalle macchie dei castagni e
degli onici, praterie piene di sentieruoli. Piu in su, la montagna da
cui io era sceso il di innanzi, arida e brillante delle sue frane
silicee. Alla mia destra sporgeva, oltre il fianco della casa
parocchiale, a poca distanza, un edificio rustico, di proporzioni, per
quanto modeste, pure assai piu grandiose di tutte quelle intravedute
attraversando il villaggio. Certo doveva essere l'abitazione di
Baccio. Due fanciulli vi stavano giocando sul balcone di legno, e una
donna, col capo circondato alla mo
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