a quella croce bianca dove da
cinquant'anni dorme una contessina morta.... No, no, non e` poesia.
Io fui innamorato a sedici anni di quella contessina, ed e` una storia
che ho promesso di contare qualche volta. Io l'ho seguita attraverso
alle ombre del bosco, piu` contento quanto piu` le nebbie del novembre
entravano fra le piante a rannuvolare i contorni della selva.
Una mattina, giusto sui primi di novembre, mentre io correvo prima di
colazione attraverso la pineta, pensando al mio futuro poema sulla
_Risurrezione dei Morti_, fui a un tratto arrestato da una fiamma che
si agitava in fondo, e che stentava quasi a rompere il velo bianco e
gelato dalla nebbia. Anche _Pill_, il mio cane da caccia, si fermo` su
quattro piedi, col muso in alto, e la piccola coda piena di
meraviglia. La Cherubina mi aveva detto prima ch'io uscissi di casa
che si sarebbe fatta colazione alle undici, piu` tardi del solito,
perche` si aspettava mio fratello coi parenti della sposa.
Da due giorni si lavorava in cucina a preparare quella colazione, che
doveva essere un banchetto di Sardanapalo con un piatto di selvaggina
e un brodo ristretto che pareva giulebbe. L'importanza d'una casa si
conosce a tavola e mio padre voleva, come si dice, far colpo su della
gente un po' materiale.... Ma sono cose che non hanno nulla a che fare
con quella fiamma che, come ho detto, si agitava in fondo al bosco e
che stentava quasi a rompere il velo fitto della nebbia.
Strano un fuoco nei nostri boschi! Man mano che io mi avvicinavo, la
fiamma si faceva piu` distinta, e gia` si potevano vedere nel chiarore
rosso del fuoco disegnarsi alcune figure radunate in cerchio come a un
tristo complotto di negromanti.
La solitudine e la selvatichezza del luogo che s'internava in una
specie di crocicchio: quelle ombre ballonzolanti sul fusto delle
piante al mobile ed acceso riflesso della fiamma fumosa e resinosa,
avrebbero ben potuto far credere a un convegno di malviventi, se dopo
alcuni passi non avessi riconosciuto le gambe lunghe e magre del
signor segretario comunale, e accanto a lui la figura tozza del
console e due o tre guardie campestri.
Il console s'era seduto in adorazione del fuoco sopra un pezzo di
tronco. Battistino, una delle guardie campestri con un ginocchio a
terra cercava di far saltare un carbone acceso nel buco della pipa,
mentre il signor Boltracchi, il segretario, scaldava le parti meno
rispettabili della sua persona, voltando le spalle al
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