tutti i bocconi amari, ma si sarebbe chiamata felice di
ottenere una scodella per carita` e di far la serva alla sua matrigna.
Giunta all'orlo della siepe di sambuco, che cingeva il giardino della
Ghiacciata, guardo` attraverso e vide che le finestre della vasta
cucina brillavano; sotto stava il Toppa, attaccato all'organetto, e
suonava una bella mazurca; la sua faccia giallognola e cretina
sorrideva, mentre di dentro andavano e venivano delle ombre sulla
cadenza della musica.
La matrigna aveva invitato quel giorno Anselmo il mugnaio con suo
figlio Gerola, un buon cristiano, zotico come un tronco, ma danaroso:
da un pezzo la donna vi aveva messo gli occhi sopra per darlo, se si
poteva, alla sua Carolina, che un migliore non ne avrebbe potuto
trovare in questo mondo. Era stata contenta in cuor suo che la Gina,
sdrucciolando come aveva fatto, avesse sbarazzata la casa da una
terribile rivale.
La Gina si accosto` all'uscio; non piangeva, anzi, se si deve dirlo, si
sentiva un coraggio e un'energia, di cui ella stessa si meravigliava.
Il suo babbo era sempre il suo babbo e una donna, messa alle strette,
non ha mai il cuore di respingere un'altra donna--pensava--quando
implora compassione per amor di Dio.
Picchio` una volta e non fu udita.
Aspetto` che il Toppa finisse di strimpellare e torno` a picchiare piu`
forte.
Questa volta qualcuno intese; la chiave scricchiolo` e il volto della
matrigna apparve nella fessura dell'uscio.
--Chi e` a quest'ora?
--Sono io, la Gina.
Il Toppa torno` a suonare, e il baccano, che sorse di dentro, impedi`
che altri potesse udire questo discorso.
--Sei tu, sgualdrinella? va via, non ti conosciamo.
--Per amor di Dio....
--Sei venuta in carrozza?
--Per carita`, almeno per questa notte....
--Questa notte meno che un'altra.
--E dove andare a quest'ora?
--Va dalla tua mamma.
E chiuse l'uscio con furore, e giro` due volte la chiave: parve a un
tratto che di dentro si raddoppiasse la festa: la Carolina ballava con
Gerola, e l'ostessa menava a tondo Anselmo il mugnaio, che non poteva
reggersi sulle gambe. Il babbo dormiva nell'angolo nero del camino. La
Gina non si accorse che intanto ripigliava a nevicare; non si accorse
nemmeno che l'acqua entrava nelle sue scarpe; ne` che le vesti
strisciavano per terra. Non si sgomento`.
--Andro` dalla mia mamma,--disse sottovoce, con un senso amoroso, la
povera Gina. Conosceva bene la strada, perche` tutti gli anni soleva
|