un gran frugare al bujo per
terra, ci avviammo in silenzio, carichi di sonno, per le strade
biancheggianti e per le nere sodaglie alla volta di Arona. Giunti ai
brulli poggi di Cagnago e di Cumignago, il Monte Rosa comincio` a
disegnarsi e a colorirsi innanzi all'alba; ed ecco a un tratto escono
le prime fucilate dalle siepi e dai boschetti che coronano le alture;
e noi avanti, rispondendo noi pure colle fucilate. I Neri fuggivano
come una nidiata di sorci, si appiattavano dietro i cigli, sparavano
ancora quattro colpi, mostrando appena la fila dei berretti, poi
un'altra corserella; si vedevano comparire e sprofondarsi nelle
vallette, e poi sempre avanti come se giocassimo a rimpiattarelli.
Cosi` di poggio in poggio, di valloncello in valloncello, ora diritti
dietro un muro, ora sdrajati nei fossatelli, o terra terra,
scaglionati nelle piccole creste per una linea di forse sei miglia
sulla destra del Ticino; finche`, occupate oramai tutte le alture colla
nostra artiglieria, si comincio` a discendere, a incalzare il nemico
contro il fiume. Il giorno s'era fatto chiaro del tutto: il cielo non
aveva una ruga, e l'aria fresca della mattina ci lavava il viso
dell'ultima nebbia di sonno. Gia` ne si apriva davanti il magnifico
spettacolo del Lago Maggiore, azzurro come il cielo, nella sua bella
conca di montagne verdi, dipinte in cima dal sole d'un bel colore di
carminio.
Nessuno di noi pensava piu` che si fosse a una manovra. Il sangue, che
trasalisce ai primi colpi e che si riscalda alle prime occhiate di
sole, gli squilli di tromba, la voce dei capitani, il vedere correre e
saltare i cannoni sopra i prati e piantarsi a urlare, le vedette che
passano via come freccie, il luccichio di qualche squadrone di
cavalleria, che brilla in un nembo di polvere, superbo e maestoso come
una legione di arcangeli; tutto cio` e piu` di tutto i vent'anni, che
non pesano ancora sul sacco, fanno rincrescere quasi che non si faccia
per davvero e che gli altri non siano disposti a lasciarsi ammazzare.
Due compagnie di Bianchi e di Neri, che si scontrarono l'anno scorso
sulla piazzetta di Divignano, mi dicono che, se non c'erano i
superiori a fermarli, que' buoni figliuoli si tagliavano a pezzi. E
veramente l'illusione e` si` viva in questi istanti, che la ragione a
stento puo` trattenere la selvaggia natura, e vi passano per la
fantasia idee stravaganti, che son sorelle delle idee eroiche, e si
capisce che cos'e` lotta, che cos'e` lo sterminio
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