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, e occupato in apparenza a soffiare il fumo della sigaretta verso il soffitto. Si vedeva gia` che una grande tristezza lo tormentava. A vent'anni non gli pareva di trovare nella vita quel che la giovinezza ha il dovere di promettere e di mantenere. --Tuccia--disse a un tratto con voce piu` gentile del solito--piu` diventi grande e piu` vieni a somigliare al ritratto della povera mamma. --Davvero? --Tal'e quale, la stessa fronte, lo stesso sguardo.... Ti chiameremo d'ora innanzi la nostra mammina. Queste parole pronunciate quasi in aria di scherno mi fecero un grande effetto, e quando il giorno dopo scoppio` il terribile uragano fra padre e figlio, guardandomi nello specchio e vedendomi veramente un viso piu` pallido e piu` pensoso, mi parve che io somigliassi davvero a quel gran ritratto che ci guarda tutti i giorni dalla parete della sala da pranzo. Io sono la sola donna di questa casa, e qui dovrei rappresentare una parte che non fosse solo quella di una graziosa bambolina. Se la povera mamma fosse viva, avrebbe permesso che Enrico stesse lontano un mese da casa sua? avrebbe permesso che il babbo si rodesse in silenzio nel suo dolore? lascerebbe la sua casa sotto la tristezza di questi corrucci? A che cosa serve il mio saper ricamare, il mio saper dipingere, se non so asciugare una lagrima? e perche`, come ci insegnano a superare una selva di crome e di biscrome, non ci insegnano anche l'arte di levare una spina dal cuore? Alle giovinette che hanno la mano leggera e delicata dovrebbe essere insegnata la santa abilita` di curare le ferite. Io mi struggo in lagrime inutili, corrucciata della mia stessa incapacita`, e lascio che i giorni passino, l'un dopo l'altro, senza saper trovare una di quelle felici invenzioni che mi facevano tanto orgogliosa della mia fantasia. _19 dicembre_. E` notte, nevica. Torno a scrivere ad Enrico, e mi pare che una nuova eloquenza scaturisca dal mio cuore. Le parole che stentano a uscire dalla penna quando devo descrivere cose che non mi riguardano, oggi vengono in folla sulla carta. Prometto di parlare al babbo per lui e di implorare un perdono che ha gia` tardato troppo a venire. Chiudo la lettera con la frase: "la tua mammina". Questa frase non e` ancora finita, che una lagrima cade sulla mia mano. Ma e` una lagrima dolce. Il cuore e` orgoglioso della nuova parte che e` chiamato ad assumere. _20 dicembre_. Stamatt
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