come le venne
in mente d'aver letto, all'incirca, d'Elisabetta negli _Esiliati in
Siberia_, quando giunge alle rive del Kama. La strada correva fra due
fossati: non un carro, non un lume, non l'abbajare d'un cane. Ma non
per questo cessava d'andare; il negro, che sia sfuggito al flagello
del piantatore, non respira con tanta volutta` l'aria delle selve,
quanto una coscienza, che si snodi da un'abbiezione morale e torva,
cerchi di tornare alla stima di se` stessa. La Gina camminava nella
neve, scendeva nelle pozze, nel ghiaccio, nella mota, contenta di
dover vincere quegli ostacoli, come se, passando attraverso quella
grande tribolazione, dovesse poi uscirne purificata. Era scomparsa un
giorno d'estate fra un polverio bianco: voleva ricomparire al disotto
d'un nembo di neve; cosi` della Gina si sarebbe dimenticato quel tempo,
come se fosse stato un sogno.
Cammino` forse un'ora, senza mai sentire il freddo che le sbatteva sul
viso; per la lunga eccitazione del suo spirito, ella finiva, sto per
dire, col camminare sopra i propri pensieri. Certamente non vedeva
l'ombra delle piante, ne` i mucchi di ghiaja che costeggiano la strada,
sotto uno strato di neve; se li avesse veduti, ne avrebbe preso
maggior spavento, quasi fossero tanti cataletti posti in fila. Molte
sue amiche eran camminate al camposanto collo strato bianco, e dietro
aveva cantato anch'essa le litanie della Madonna, intonando il _Mater
purissima_. E cammina, e cammina. Ecco finalmente che da' casolari,
che sorgevano a destra e a manca della strada, sprofondati nel piu`
fitto della notte, vede uscire, anche qui, quella luce velata e calda,
che ha dentro di se` il fumo delle pentole e la ciarla della gente
allegra. Anche per questi luoghi morti e quasi disabitati era passato
il santo Natale, caro ai bambini, a suon di piva, circondato il capo
d'edera e di muschio. Udiva delle canzoni, ma la strada continuava
sempre deserta, sempre bianca lungo i fossati in cui gorgogliava
un'acqua cieca piena di misteri. Finche` le parve di ravvisare, allo
svolto di una gran siepe secca, il luogo, dove sei mesi fa era salita
per la prima volta in carrozza, a guisa di certe povere ragazze delle
favole, amate da principi. Quindi ravviso` anche il campanile aguzzo
colla crocetta in cima, e fu per cadere come morta; ma la tenne ritta
il pensiero che il piu` difficile era fatto e che, se Dio le avesse
dato di poter rientrare nella sua casa, non solo ella avrebbe saputo
trangugiare
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