cia pagare, il bravo dottor
e professor, forte dell'amicizia di Metternich e della sua prepotenza,
credette d'onorare anche la moglie del suo vecchio amico.
La Nina, una povera servetta senza esperienza, colta di sorpresa,
nella sua suggezione, nella sua paura, al buio, di notte, accanto al
marito quasi morente, dominata dalla forza d'una passione brutale e
poi spaventata dal sofisma del fallo compiuto, dopo essere stata
vittima, si credette quasi complice del tradimento. E tacque e simulo`.
Franzon poteva fare del bene a Malgoni; ma poteva anche fargli del
male. La povera donna, sprovveduta nella sua ingenua ignoranza d'ogni
energia morale, credette, simulando, di evitare a suo marito un gran
dolore. C'era da farlo morire di crepacuore quel pover'uomo, se gli
avesse detto di qual refe era fatta l'amicizia di Franzon. E non si
accorse che intanto l'uomo scaltro ed erudito la dominava con la sua
stessa paura e l'appoggiava come una schiava al carro della sua colpa.
Quando tornai a Padova, dopo le vacanze, mi parve di leggere nel volto
meno chiaro della bella Nina come una nota misteriosa di dolore e di
avvilimento. Essa mi fece capire che aveva qualche ragione segreta di
vivi dispiaceri. Malgoni stava abbastanza bene e aveva ripigliato il
suo ufficio; ma l'amico di casa s'era impadronito cosi` bene del cuore
del suo malato, che ormai il pover' uomo non vedeva che per gli occhi
del dottore, non parlava che per la sua bocca.
Non ci vuole che un marito per non vedere: ma la gente comincio` a
mormorare. Le donnette volevan quasi far credere che il dottore
mirasse ad avvelenare Malgoni colla digitale o a corroderne la vita
coi deprimenti. Questa calunnia, messa fuori colla solita sventatezza
delle teste piccine, non fu senza conseguenza per una fantasia
riscaldata come la mia; la malinconia, il pallore e le lagrime della
povera siora Nina non erano per se un terribile capo d'accusa?
Da quel di` cominciai a guardare in cagnesco il piccolo dottor Grobian,
dal naso d'aquilotto, dalle spalle di facchino, che andava schiacciato
sotto l'enorme tuba e infagottato nell'enorme cravattone di seta. E
siccome ringhio suscita ringhio, anche Franzon imparo` a conoscermi e a
guardarmi in cagnesco tutte le volte che m'incontrava sul pianerottolo
o nell'androne della casa. Anche lui aveva le sue spie, e qualcuno
doveva avergli parlato dei miei sonetti e de' miei trilli di flauto.
Si arrestava con sfacciataggine a squadrarmi, colle
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