andato: i capelli se li senti` pochi nelle mani, non cosi` pero` che con
un po' di belletto, e con qualche truciolo finto ella non potesse
sperare di vincere ancora la sua fortuna. Usci` per le strade a vender
fiori, ma visto che la gente non credeva piu` alla Gina di prima, penso`
al modo di diventare un'altra Gina, poveretta! La vecchia signora, che
l'aveva curata con tanto amore, le offri` ricovero in casa sua, in una
viuzza tranquilla e fuor di mano, dove il sole non scendeva un
momento, che per scappar via. Passo` l'estate. L'autunno venne innanzi
col suo tabarrotto di nebbia: venne anch'esso il dicembre nella sua
pelliccia d'ermellino, e lassu` intanto, in quelle quattro stanze,
colava l'aria fredda, livida, inzuppata di` malinconia. Quando la Gina
sentiva qualche cosa alla gola, che minacciava di strozzarla, usciva
in cerca di sole, rubando cogli occhi l'ultimo verde, che spenzolava
dai rami degli alberi. Si avvicinava il Natale, l'anniversario della
sua povera mamma. Il profumo del lauro, la vista del muschio, degli
aranci, dei presepi, dei balocchi di legno verniciati, esposti nelle
botteghe e sui banchini, risuscitavano una folla di reminiscenze, un
polverio, come sopra una strada pesta da cavalli sfrenati. La Gina se
ne tornava a casa, colla febbre nelle ossa, colle guance riarse, con
una gran sete: si accoccolava per terra, sotto la finestra, al buio, o
cogli occhi incantati sui fiocchi di neve che cadevano; nelle ore di
notte che non poteva dormire, o che dormiva cosi` a sbalzi, coll'animo
sospeso e co' piedi freddi, essa si lasciava andare a ripensare le
belle carte di torrone, che.... una volta il babbo le regalava, delle
quali ne aveva un fascio in una scatola, quali screziate d'oro e
d'argento, quali con bei lembi color cielo, color vestito della
Madonna, altre gentili come le perle, altre accese come il fuoco; e ne
faceva vesti alle sue bambole di carta, alla Ghiacciata, se ne ornava
ella stessa le orecchie, tagliuzzando le laminette di paglia d'oro,
tintinnanti; quasi il destino avesse dovuto prepararle, per i suoi
begli occhi, una corona di diamanti, come a una principessa.... Cosi`
pensava fredda fredda nel letto.
Ahime`! la corona l'aveva avuta sul capo, non importa se di gemme
false. L'acqua era scesa per la sua china, trascinandola verso il
mare; ma che mare! meglio il pantano, ove andavano guazzando le sue
oche nei tempi di secco. Se ne sentiva sudicia l'anima e la bocca. Non
pareva piu` il su
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