no una profondita` infinita, come chi guardasse nell'acqua
del mare, e cosi` spunto` la primavera dei suoi sedici anni. All'osteria
della Ghiacciata, che aveva d'intorno un bel boschetto di carpini e di
sambuco, venivano al primo aprirsi della primavera, molte comitive in
carrozza, di giovani e di donne bellissime, che dopo il pranzo si
mettevano a ballare sul battuto. Il Toppa, un cretino dalla gola
gonfia e dagli occhi malati, suonava l'organetto per muovere certe
scarpette di seta, che il diavolo, io credo, suggerisce ai parigini
per far perdere la strada alle anime innocenti. Anche la Gina imparo` a
ballare, cioe` quando ci si provo` la prima volta, si meraviglio` essa
stessa di saperlo fare. E` vero che essa aveva ballato molte volte ne'
suoi sogni, quando, a quindici anni non si dorme inutilmente; ma tutti
dicevano che danzava di scuola, e che pareva di portare una piuma, se
si appoggiava al braccio del cavaliere.
Imparo` anche a far dei mazzolini e vide in seguito che i fiori stavano
bene in un canestro di vimini. Una volta che una di quelle signore
dimentico` un cappello di paglia, a foggia di paniere, colla tesa larga
e piovente, la Gina se lo provo` sul capo, e vide che pareva anch'essa
un fiore nel paniere. Ci penso` un poco; ogni mattina, da un pezzo in
qua, soleva correre incontro al procaccia, per togliergli di mano un
biglietto ricamato con una corona di conte, Ci penso` un pezzo, finche`
una volta che la matrigna oso` buttarle il cencio dei piatti sul muso,
non disse nulla, ma scrisse due righe sopra un foglio. Due giorni
dopo, col pretesto che andava in chiesa a messa, nel suo scialletto
nero, prese la strada postale, cammino` nella polvere e sotto il sole
per un bel tratto, finche` giunta allo svolto, dov'era una gran siepe
di robinie, scoperse una carrozza. Il cuore fe' sulle prime un gran
schiamazzo, che non facevano l'eguale le sue dieci oche nei giorni di
temporale; sosto`, chiuse gli occhi un minuto, e quando li riapri`,
credette quasi che l'aria fosse infocata, Qualcuno la spingeva bel
bello: una voce sussurrava al suo orecchio; la carrozza fece il resto.
Dopo tre mesi di vita gaja, la Gina ammalo` di tifo: e se non era una
vecchierella di buon cuore che si pose a curarla, presso il guanciale,
gli amici l'avrebbero lasciata morire come un cane, nel suo bel
gabinetto chinese. Quando pote` cacciare le gambe dal letto e si guardo`
nello specchio trovo` che, meno gli occhi, molto di bello se n'era
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