in l'ebbe condotto.
Il quarto di, da gran furor commosso,
E maglic e piastre si straccio di dosso.
Qui riman l'elmo, e la riman lo scudo;
Lontan gli arnesi, e piu lontan l'usbergo
L'arme sue tutte, in somma vi concludo,
Avean pel bosco differente albergo.
E poi si squarcio i panni, e mostro ignudo
L'ispido ventre, e tutto 'l petto e 'l tergo;
E comincio la gran follia, si orrenda,
Che de la piu non sara mai ch'intenda.
In tanta rabbia, in tanto furor venne,
Che rimase offuscato in ogni senso.
Di tor la spada in man non gli sovvenne,
Che fatte avria mirabil cose, penso.
Ma ne quella ne scure ne bipenne
Era bisogno al suo vigore immenso.
Quivi fe' ben de le sue prove eccelse;
Ch'un alto pine al primo crollo svelse;
E svelse dopo il primo altri parecchi,
Come tosser finocchi, ebuli o aneti;
E fe' il simil di querce e d'olmi vecchi,
Di faggi e d' orni e d' illici a d' abeti;
Quel ch'un uccellator, the s'apparecchi
Il campo mondo, fa, per por le reti,
De i giunchi e de le stoppie e de l'urtiche,
Facchi de cerri e d' altre piante antiche.
I pastor, che sentito hanno il fracasso,
Lasciando il gregge sparso alla foresta,
Chi di qua, chi di la, tutti a gran passo
Vi vengono a veder che cosa e questa.
* * * * *
The poet breaks off here, and enters afterwards at large into the
consequences of the madness of Orlando; omitted in this work, for the
reasons mentioned at page 224.
* * * * *
No. IV.
THE DEATH OF CLORINDA.
TASSO.
Ma, ecco omai l'ora fatale e giunta
Che 'l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta,
Che vi s'immerge, e 'l sangue avido beve;
E la veste che d'or vago trapunta
Le mammelle stringea tenera e leve
L'empie d'un caldo fiume. Ella gia sente
Morirsi, e 'l pie le manea egro e languente.
Quel segue la vittoria, e la trafitta
Vergine minacciando incalza e preme:
Ella, mentre cadea, la voce afitta
Movendo, disse le parole estreme:
Parole ch'a lei novo on spirto ditta,
Spirto di fe, di carita, di speme:
Virtu ch'or Dio le infonde; e se rubella
In vita fu, la vuole in morte ancella:
Amico, hai vinto; io ti perdon: perdona
Tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
All'alma si: deh! per lei prega: e dona
Battesmo a me ch'ogni mia colpe lave.
In
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