E 'l gran romor del tuono e del tremoto;
E nulla sbigottisce; e sol nel petto
Sente, ma tosto il seda, un picciol moto.
Trapassa; ed ecco in quel silvestre loco
Sorge improvvisa la citta del foco.
Allor s' arretra, e dubbio alquanto resta,
Fra se dicendo: Or qui che vaglion l'armi?
Nelle fauci de' mostri, e 'n gola a questa
Divoratrice fiamma andro a gettarmi?
Non mai la vita, ove cagione onesta
Del comun pro la chieda, altri risparmi;
Ma ne prodigo sia d' anima grande
Uom denso; e tale e ben chi qui la spande.
Pur l'oste che dira, s'indarno io riedo?
Qual altra selva ha di troncar speranza?
Ne intentato lasciar vorra Goffredo
Mai questo varco. Or, s'oltre alcun s'avanza,
Forse l'incendio, che qui sorto i' vedo,
Fia d'effetto minor che sembianza;
Ma seguane che puote. E in questo dire
Dentro saltovvi: oh memorando ardire!
Ne sotto l'arme gia sentir gli parve
Caldo o fervor come di foco intenso;
Ma pur, se fosser vere fiamme o larve,
Mal pote giudicar si tosto il senso:
Perche repente, appena tocco, sparve
Quel simulacro, e giunse un nuvol denso,
Che porto notte e verno; e 'l verno ancora
E l'ombra dileguossi in picciol'ora.
Stupido si, ma intrepido rimane
Tancredi; e poiche vede il tutto cheto,
Mette securo il pie nelle profane
Soglie, e spia della selva ogni secreto.
Ne piu apparenze inusitate e strane,
Ne trova alcun per via scontro o divieto,
Se non quanto per se ritarda il bosco
La vista e i passi, inviluppato e fosco.
Alfine un largo spazio in forma scorge
D'anfiteatro, e non e pianta in esso,
Salvo che nel suo mezzo altero sorge,
Quasi eccelsa piramide, un cipresso.
Cola si drizza, e nel mirar s' accorge
Ch' era di varj segni il tronco impresso,
Simil a quei, che in vece uso di scritto
L'antico gia misterioso Egitto.
Fra i segni ignoti alcune note ha scorte
Del sermon di Soria, ch'ei ben possiede:
O tu, che dentro ai chiostri della morte
Osasti por, guerriero audace, il piede,
Deh! se non sei crudel, quanto sei forte,
Deh! non turbar questa secreta sede.
Perdona all'alme omai di luce prive:
Non dee guerra co' morti aver chi vive.
Cosi dicea quel motto. Egli era intento
Delle brevi parole ai segni occulti.
Fremere intanto udia continuo il vento
Tra le frondi del bosco e tra i virgulti;
E trarne un suon che flebile concento
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