sua bottega, tornasse, per un miracolo,
tra' vivi, assai penerebbe ad orientarsi.
Quella gran macchina del duomo incompiuta, coperta di tanti
impalcamenti quante sono adesso le sue guglie, era tale ormai che gia`
faceva inarcar le ciglia di stupore a' riguardanti; ed anzi non dando
luogo a determinare precisamente, per la sua imperfezione medesima,
quel che ne sarebbe riuscito, condotta che fosse all'ultimo termine,
faceva che nella fantasia degli spettatori, come suole avvenire, piu`
ancora se ne ampliassero le gia` colossali dimensioni. Ne` la natura e
piu` che tutto la forma degli edifizi che le stavano intorno
contrastavano a quella gotica mole. Il portico de' Figini, surto da
quasi due secoli, non presentava quell'incomportabile miscuglio
d'architettura che tanto offende oggidi`. Su quelle colonne, su quegli
archi a sesto poggiava un sul piano di case co' finestroni di forma al
tutto gotica, ornati di pietre cotte ad arabeschi e aventi nel mezzo
una sottile colonna sulla quale si congiungevano due piccoli archi;
tutta quella parte d'edificio che dalle colonne s'innalzava al tetto,
per la forma, per gli ornati, per la tinta di un rosso fatto cupo dal
tempo, rendeva immagine press'a poco dell'odierna facciata
dell'Ospedal Maggiore. Rimpetto al portico dove or sorge quel
rozzissimo corpo d'edifizi, senza un colorito al mondo ne` di tempi, ne`
di civilta`, ne` fosse pur anco di vetusta barbarie, l'area era allora
affatto sgombra, e soltanto sorgeva qui e cola` alcune trabacche, le
quali per altro non impedivano che l'occhio da quel lato spaziasse per
un ambito infinitamente piu` ampio che non sia oggidi`, e per cui tutto
si vedeva il palazzo ducale, d'architettura gotica esso pure, esso
pure contesto di pietre cotte, alle quali il tempo aveva dato quella
tinta severa, che segna, se puo` passar l'espressione, l'aristocrazia
degli edifizi; archi a sesto acuto in fila, finestroni larghi, alti, a
due archi, ad ornati arabeschi. Stemma visconteo e sforzesco in vetta
a tutte le porte.
L'uniformita` dunque dell'architettura in due distinti edifizi che
sorgevano accanto al duomo, la loro tinta severa era ben lontana dal
produrre quella sensazione disgustosa che oggi per avventura puo`
nascere in chi stia contemplando quel pensiero sublime, gigantesco,
incomparabile del tempio, in mezzo alle tante incompatibili, diro`,
sgrammaticature che gli stanno intorno.
Un altro edifizio poi concorreva col resto a far si` che la piaz
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